Non c’è niente da fare. Le partite contro Affrico le dovrà segnare sul suo calendario con un circoletto nero. Quando coach Fabbri pensa alla squadra fiorentina , non possono non ritornargli in mente solo momenti tristi e infelici. Una maledizione che non ha mai fine, con la continuità che in trasferta è diventata schizofrenica. E’ nemmeno un tecnico pane e concretezza come lui sembra riuscire a sottrarsi a questa statistica. Dopo la bella vittoria su Don Bosco, infatti ha perso a Cecina e a Firenze, con l’orizzonte del quarto posto che diventa un puntino piccolo piccolo.
Sfortuna. Parolina semplice che assume connotati avvilenti se associata alla impossibilità di avere la squadra al completo. Quando a inizio settimana scorsa ha visto i presenti in allenamento coach Fabbri aveva capito tutto. Un incubo senza fine. Oltre a Vannoni, sempre fermo per l’infiammazione al ginocchio, il calvario delle assenze si allungava con l’influenza di Magni. L’ennesima tegola su una squadra costretta a privarsi dei due titolari con tanti punti nelle mani, anche se non bisogna nascondersi dietro il rimpianto della loro indisponibilità: perché sia Magni che Vannoni da soli possono togliere certe rughe, non cambiare i lineamenti.
Il bello, o il brutto è che la squadra ha giocato i primi due quarti non disprezzabili finchè con straordinaria efficacia al tiro Affrico nel terzo quarto ha virtualmente chiuso la partita e la squadra di Fabbri ha perso il controllo dei nervi, visto che due falli tecnici sono apparsi il segnale della resa.
Troppo magra la consolazione di aver recuperato negli ultimi due minuti uno svantaggio che avrebbe ribaltato la differenza canestri. Come dire: sì vabbè, l’abbiamo fatto, ma cosa cambia ? Già cambiava poco: qualcosa sì perché è stato lì che il Prato ha provato se non altro a giocare, a mettere un minimo di pressione all’Affrico che stava pagando la rilassatezza. Qualcosa sì, ma non abbastanza per non dare il senso globale di un’impotenza e di un gap qualitativo, di approccio e di atteggiamento.
A fine partita il tecnico pratese è sbottato come poche volte. Una requisitoria dura: collettiva, ma anche con riferimenti ad alcuni singoli che hanno perso la testa in campo facendosi fischiare stupidi tecnici. Alla squadra ha rimproverato carenza di personalità, una passività preoccupante al di là dei suoi limiti oggettivi, quando un tempo neanche troppo lontano sapeva andare oltre i suoi limiti. Le motivazione morbide (giocate tranquilli, senza farvi schiacciare dal peso delle responsabilità) fatte negli spogliatoi a inizio gara, hanno dato risultati sconfortanti: Il Prato visto a Firenze, ma non è la prima volta, ha avuto un impatto sulla partita fin troppo tranquillo, fra deconcentrazioni assortite e mollezza nell’affrontare un avversario non trascendentale.
E adesso chiudiamo questo libro e riapriamo quelle delle prossime partite, visto che ci sono da scrivere i capitoli conclusivi della stagione. La prossima a Montevarchi è davvero importante. Non vincerla significherebbe sprofondare in un burrone di fiducia e di classifica. Un consiglio: curare sempre così forma e contenuti, per continuare una favola che regali almeno un lieto fine.
Affrico basket Firenze- Pallacanestro Prato 60-53
Parziali: (11-11, 31-24, 49-35.)
Tabellini:
Pall.Prato: Compiani 6,Biagi 10, Mannucci, Mavilia 14, Benucci 2, Mirti 2, Sangermano 2, Calabresi, Salute 4, Corsi 7, Venturini 6. All.re. Fabbri –Ass. Manganello
Affrico Firenze: Malandrini 9, Giordano, Bonechi, Sileci 5, Nardini, Calosi 15, Sassaroli, Baggio 16, Goretti 11, Sesta, Balloni 4. All.Giuliana. Ass. Soldaini.